mercoledì 10 giugno 2020

STEP #18: NELLA CRONACA



Oggi vi parlo di un fatto di cronaca di cui l'umanità va molto fiera: la conquista del monte Everest.

http://www.meteoweb.eu/2014/01/everest-la-storia-della-conquista-tra-fama-di-gloria-primati-interessi-economici-e-morte/255245/


Il monte Everest misura più di 8800 metri, ed in ogni stagione di arrampicata, molte persone purtroppo, sono morte nel tentativo di raggiungerne la vetta. I pericoli che occorre affrontare sono infatti molteplici: la mancanza di Ossigeno, il rischio di cadute, freddo, ghiaccio, vento e tempeste.
I primi a conquistare l'Everest sono stati il neozelandese Sir Edmund Hillary e lo Sherpa nepalese Terzing Norgay, il 29 Maggio 1953. Era la prima volta che una spedizione riusciva nell'impresa: i due si fermarono sulla vetta per 15 minuti prima di essere costretti a scendere per la mancanza di Ossigeno.
Essi diedero il via ad una serie di record che si sono susseguiti nel corso degli anni, tra cui i primo parapendio dalla vetta dell'Everest, il primo a scendere dalla cima sciando e così via.
Per raggiungere la vetta si può incombere nel rischio di morte dato dal ghiaccio in caduta dal ghiacciaio Khumbu e dai crepacci che potrebbero inghiottire gli arrampicatori.
Ci sono stati casi in cui i cadaveri sono emersi soltanto anni dopo.
Il monte è noto per avere una Death zone, in cui l'ossigeno diventa così rarefatto che aumenta la densità del sangue, il respiro si fa più difficoltoso e si distruggono i neuroni; anche lo scalatore più esperto corre pericolo e si ha il rischio di decesso per edema polmonare o cerebrale, per frane di ghiaccio e pietre o per i cambiamenti del meteo.
Per salire fino in cima ci vogliono due mesi e molto denaro, ci si affida agli Sherpa scalatori, indigeni che portano i clienti in vetta.

Informazioni: https://www.ilpost.it/2013/05/29/prima-scalata-everest/

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